(Sangue Dischi, 2013)
1. Come se non ci fosse un domani
2. (Come infatti non c’è)
3. Non sono più il ghepardo di una volta
4. (Che non sono mai stato)
5. Il porto delle illusioni
6. Prologologia
7. Rotta Irreparabile
8. Zonguldak
Dal 2008 I Marnero si aggirano furtivi per gli oscuri mari della scena punk hardcore italiana, la loro nave è solcata da Bologna e più che cercare tesori, gioielli e perle sono loro a regalarci tali preziosi: ‘’Il Sopravvissuto è il terzo disco del Marnero, il secondo di una irrealizzabile, per forza di cose, trilogia del Fallimento. Il Sopravvissuto è un racconto solo, sono quattro quadranti, sono otto frammenti del diario di bordo in una notte nera nell’Oceano del Possibile.’’
Questa è una calzante descrizione della loro ultima fatica, estrapolata direttamente dai loro siti di riferimento, direi un’ottima anticipazione per capire di cosa stiamo parlando. Il disco, come lo stesso nome della band, è tutta una grande metafora della vita marittima, ogni due canzoni compongono un quadrante, quindi otto brani in tutto. Fondamentalmente queste divisioni sono puramente retoriche, il disco segue il suo concept dall’inizio alla fine, una malinconica e rabbiosa sintesi di questo vivere, di cui abbiamo un controllo minimo: siamo in balia delle onde di questo mare chiamato ‘’vita’’ e il nostro essere domina quel poco controllo concesso. Il timone delle scelte è nelle nostre mani ma è difficile tenere saldamente la rotta.
Ogni scelta stilistica de il Sopravvissuto invece è ben congegnata ed atta a prendere l’ascoltatore e buttarlo in questo oscuro oceano dalla passarella della nave in copertina; l’artwork è curato e cosa ottima sono i testi. Anche se dai titoli si potrebbe pensare a cose da ridere, ci si sbaglia: intelligenti, peculiari e autoironici quanto basta, rendono ottimamente la metafora descritta dai Marnero, forse sono la parte più riuscita di tutto il disco, enfatizzati da cori e inserti. Sul finale di Rotta Irreparabile per esempio conclude il Sig. Richard Benson con una frase più volte enfatizzata, che nel contesto è perfetta.
Oltre ai testi curatissimi il quartetto bolognese ha una grande competenza nei rispettivi strumenti, e riesce abilmente a “leggere” le proprie sensazioni, trasmetterle nei testi e convertire il tutto in musica. Le canzoni nel loro insieme sono tutte poliedriche, a dispetto dei classici canoni hardcore possiamo apprezzare degli arrangiamenti e delle variazioni veramente variegate con inserimenti di strumenti classici come la viola, il violino e qualche synth che non vanno ad intaccare per nulla la purezza del suono, e che non sembrano mai messi lì per riempire un vuoto o per creare l’illusione di qualcosa di particolare che in realtà non c’è. Non ci sono assurde pretese di suonare strano o “moderno”, e non sono presenti perché il tutto è molto personale, c’è grande attenzione alle atmosfere e senza mai dimenticarsi dei momenti di pura furia che si fanno largo in mezzo alla malinconia quando meno ce lo aspettiamo. I Marnero non si guardano in giro alla ricerca del suono del momento o di quello che potrebbe piacere ad un ipotetico pubblico, gli basta guardare dentro se stessi, in perfetto spirito DIY. Anche per questo è difficile utilizzare degli esempi per descrivere la musica de Il Sopravvissuto e la cosa non può che essere positiva.
La morale è che già dal primo ascolto si capisce la grande qualità di questo lavoro, in pochi minuti si è rapiti e portati via e, a seconda del proprio stato d’animo, condotti o sbattuti sul ponte di questa fosca nave, attorniati da un ancor più cupo mare e predisposti a qualsiasi tipo di reazione, dall’esaltazione all’annichilimento. Il fine, se poi ce ne fosse uno, di regalare emozioni all’ascoltatore e circondarlo dell’atmosfera non può che definirsi compiuto alla perfezione. Sperando che il completamento della Trilogia del Fallimento non sia per forza di cose così irrealizzabile attendiamo con fiducia il terzo capitolo.
8.5