Gli Hierophant sono ormai graditi ospiti fissi sulle pagine di Grind On The Road: seguiamo la crescita della band da diversi anni ormai, ed era quindi per noi quasi doveroso fare il punto della situazione con loro in coincidenza con l’uscita di Peste, già recensito su queste pagine. Il nuovo lavoro degli Hierophant è infatti un disco sorprendente per certi versi, che ci mostra una band evidentemente incapace di fossilizzarsi su un unico stile e costantemente alla ricerca di soluzioni nuove per esprimere il proprio estro.
Ciao ragazzi, bentornati sulle pagine di GOTR. Avete due album alle spalle oltre al nuovo Peste, in uscita per Bridge Nine Records. Come vi sentite guardandovi indietro e tirando le somme di quello che avete fatto negli ultimi tre / quattro anni?
Ciao! Essere riusciti ad arrivare al terzo album è indubbiamente un grande traguardo; un traguardo che forse quando nacque la band non ci eravamo nemmeno posti. E’ stato un percorso ascendente, pieno di alti e bassi, ma siamo fieri di ciò che abbiamo fatto e se siamo ancora qua è perché ancora abbiamo qualcosa da dire.
La prima cosa che si nota ascoltando Peste è il cambio stilistico avvenuto rispetto al precedente Great Mother : Holy Monster. È stata un’evoluzione voluta e cercata o i brani sono nati con un imprinting naturalmente più aggressivo e death-oriented?
E’ un mix delle due cose. Il precedente album è pieno di sonorità che probabilmente non ci appartengono più o per lo meno non come ci appartenevano in passato. Abbiamo cercato finora di non proporre mai un disco uguale all’altro, ma di dare ogni volta un’impronta ben precisa. La scrittura del nuovo materiale è stata abbastanza naturale, certo tenendo conto di quanto ho appena detto. Cambiare, evolversi, scrivere in base allo stato d’animo: crediamo profondamente nell’essere il più diretti possibile e credo che con Peste abbiamo assolutamente raggiunto appieno questo obiettivo.
Per Peste vi siete affidati a dei nomi decisamente affermati sul panorama internazionale per mixing e mastering. È stato difficile selezionare il personale adatto a lavorare al disco dal punto di vista dei suoni?
In realtà è stato abbastanza facile. Alan Douches aveva già lavorato con noi per quanto riguarda il precedente album ed è sinonimo di garanzia. Per quanto riguarda la fase di mixaggio ci siamo affidati a Taylor Young e posso affermare con fierezza che non abbiamo mai fatto scelta migliore.
I testi del nuovo disco sono legati in qualche modo tra loro come per il precedente, o avete deciso di trattare temi diversi per ciascun brano?
Siamo molto affezionati alla soluzione “concept album” e anche questa volta abbiamo deciso di trattare un argomento ben preciso che si sviluppa nello scorrere delle tracce.
Avete in programma dei tour in supporto al nuovo disco?
Assolutamente si. Abbiamo un sacco di programmi in mente ma ora come ora siamo ancora nella fase che precede la vera e propria uscita del disco, quindi resta momentaneamente tutto “up in the air”.
Avete diversi tour europei alle spalle, come viene recepita la vostra proposta all’estero?
L’estero come tutti sappiamo è decisamente una realtà di mente più aperta. La nostra proposta non è sempre stata recepita come volevamo o come doveva, ma tutto sommato resta sempre il fatto che suonare all’estero, per quanto riguarda la musica underground, è la cosa migliore.
Cosa ci si può aspettare da un live degli Hierophant oggi?
Come per la composizione musicale, anche per la questione live cerchiamo di essere il più diretti, violenti e feroci possibili. Questa è una prerogativa che ci accompagna da sempre e sulla quale continueremo senza ombra di dubbio a contare.
Come vi sentite a far parte di una delle etichette punk/hc più affermate del genere?
Lavorare con Bridge Nine è soddisfacente. Oltre ad essere una delle labels più affermate nel genere, è una realtà piena di persone ottime e molto professionali, il che a mio parere ha molta più importanza.
Siamo giunti al termine dell’intervista, grazie per il tempo dedicatoci. Lasciamo ai voi lo spazio per i saluti ai nostri lettori.
Grazie a voi per questa piacevole intervista.. sempre e comunque viva il Metal. Ciao!