(Schwarzdorn Productions, 2014)
1. Prelude
2. The Secrets Of Victorious Decisions
3. The Infinite Dance Of Numbers
4. Sparks Of The Glorious Fire
5. Impulse Of Courage
6. Inversion Of Reality
7. Destruction Of Galaxies
8. Creep & Damage
9. Equations Of Daemonic Revelations
10. Breathing Of Saturn
I Quintessence Mystica, duo ucraino formato dal polistrumentista Mater Alfern ed il cantante Dromos Aniliagos, tornano a farci visita, dopo un non certo fortunatissimo e memorabile esordio datato 2010, con The 5th Harmonic Of Death. Le premesse di questo secondo full-length non sono certo le migliori, dato che questo album è stato finito di registrare nel 2011 ma vede la luce solamente nel 2014. Strano, vero? La causa del ritardo è dovuta, a detta della band, da problemi con gli artisti della cover. Mah.
Lo stile proposto dal duo è un symphonic black metal in stile Dimmu Borgir o Cradle Of Filth pomposo ai massimi livelli, ma i paragoni son certamente azzardati: il gruppo infatti abusa delle tastiere in maniera tanto smodata da essere quasi pericoloso per la salute degli ascoltatori. La carica iniziale di “The Secrets Of Victorious Decisions” non è neanche male, ma la parte sinfonica, che pretende di essere la parte principale, non riesce a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, risultando anzi abbastanza pacchiana. È questo il problema principale del duo ucraino, già dai tempi del debut album: il lupo perde il pelo, ma non il vizio. L’approccio ai testi è tipicamente black metal e i temi trattati sono ovviamente quelli tipici del genere, con una predilezione per la scienza occulta e l’odio anticristiano. O almeno così sembra, dato che è impossibile reperire le lyrics ufficiali, una scelta che quantomeno crea un certo alone di mistero (come se ce ne fosse bisogno). Certi riff dal gusto melodeath, black ed avant-garde black, sarebbero anche orecchiabili e gradevoli, peccato che vengano rovinati dalle tastiere onnipresenti, come in “Inversion Of Reality” o “Impulse Of Courage”. Non aiuta nemmeno la batteria programmata, soprattutto nei blast beats, che suonano terribilmente finti e si accompagnano bene alle parti orchestrali che sembrano suonate da Guitar Pro.
Che dire di quest’opera? In due parole, ripetitiva e scontata. I trentanove minuti di durata non passano mai, la proposta è troppo pomposa e sbilanciata. Se il duo deciderà di rilasciare nuovi album, speriamo che taglino drasticamente queste pacchiane soluzioni orchestrali, perché così sembrano solo la parodia di molte band note del genere. Almeno la copertina è intrigante.
4.5