(Relapse Records, 2015)
1. Annihilation Affair
2. Bishop In Arms
3. Minions
4. Loose Men
5. Undone
6. Blasted
7. No Servants
8. Believe It
9. Barrier Hammer
10. Restarter
Le premesse non erano delle migliori. I Torche non ne azzeccavano una dal 2008, anno di uscita di Meanderthal, disco esplosivo e divertentissimo che aveva fatto innamorare parecchi con la sua miscela di stoner rock, doom ed escursioni melodiche da capogiro. In Harmonicraft avevano esplorato ancor di più il proprio lato pop, offrendoci un album sempre godibile ma non altrettanto memorabile. In mezzo un paio di uscite minori e la sensazione che Steve Brooks e soci non avessero poi tutta ‘sta voglia di fare le cose sul serio.
Oggi in copertina non ci sono più gli arcobaleni, il titolo è un inquietante “Restarter” e l’etichetta è la Relapse Records, che ultimamente in ambito stoner/sludge mette sotto contratto tante band che sostanzialmente pubblicano tutte lo stesso disco. Il rischio che pure i Torche si fossero relapsizzati o quantomeno normalizzati era abbastanza concreto ed effettivamente, quando inizia “Annihilation Affair”, se come amanti delusi accosterete l’orecchio divorati dalla paura e dal pregiudizio, potreste già cominciare a temere il peggio. Prima che ve ne rendiate conto, però, l’album sarà già finito e vi verrà il dubbio che forse vi eravate sbagliati a giudicare prima di ascoltare.
Restarter cresce ascolto dopo ascolto, e ogni volta sarà un brano diverso a catturare la vostra attenzione con qualche nuovo particolare. In realtà gli ingredienti sono sempre i soliti: abbondanti dosi di Melvins, Helmet e Dinosaur Jr. mescolate a tanto stoner/sludge anni Novanta. Una formula vintage sempre efficace, arricchita dal solito gusto melodico dei Torche, che però qui non prende mai il sopravvento, per essere invece imbrigliato in uno schema compositivo più rigoroso. La conseguenza inevitabile è che Restarter suoni come il disco meno spontaneo e più studiato, per non dire ruffiano, dei Torche; per alcuni questa considerazione potrebbe essere una condanna, vista la band di cui stiamo parlando.
Ciò che conta però sono i brani. E questi brani sono tremendamente buoni. Steve Brooks è chiaramente in uno stato di forma strepitoso e già l’aveva dimostrato lo scorso anno col sorprendente ritorno dei Floor. La tracklist di questo ultimo lavoro è ottimamente bilanciata e di fatto non ha un solo episodio debole; semmai manca di una vera e propria hit (Harmonicraft, nella sua complessiva mediocrità, ne conteneva almeno un paio). Soprattutto, Restarter è un disco longevo, che diventa davvero bellissimo solo dopo il decimo ascolto, quando ne sarete talmente rapiti e genuinamente divertiti da dimenticarvi che i Torche ci stanno chiaramente prendendo per il culo. Solo oggi, forse, ci rendiamo conto che lo stanno facendo da sempre.
7.5